Biografia essenziale

Disegni di Brancaleone Cugusi da Romana: Autoritratto di Brancaleone Cugusi

Il 23 settembre 1903 nasce a Romana Brancaleone Cugusi, figlio di secondo letto del medico del paese Leonardo Cugusi.

Data la sua eccessiva irrequietezza, per consentire un po’ di tranquillità alla madre in attesa del secondo genito, nel 1905 viene affidato ai nonni ed alle zie materne residenti a Tempio Pausania.

Raggiunta l’età scolare, nel 1909 è richiamato in famiglia ed iscritto alla prima elementare a Cheremule dove la famiglia si è trasferita. Brancaleone, che dal nonno maestro ha imparato a leggere e scrivere, dopo aver frequentato per alcuni giorni, rifiuta di tornare a scuola e viene rimandato a Tempio Pausania.

Terminate le scuole elementari, nel 1914 viene iscritto alla classe prima media nel collegio Umberto Primo di Roma. Scoppiata la grande guerra, Brancaleone è fatto tornare frettolosamente in Sardegna ed iscritto, assieme al fratello Guglielmo, nel collegio Salesiano di Lanusei dove frequenterà fino alla licenza ginnasiale.
Licenziato con lode, nel 1920 viene iscritto nel liceo classico di Cagliari dal quale viene ritirato prima della conclusione dell’anno scolastico a causa dei gravi lutti in famiglia.

Nel 1921 muore la neonata sorellina Vera, seguita subito dopo dalla amatissima madre Raffaela che lascia sette figli. I più piccoli sono accolti a Tempio dai nonni materni, i maggiori abbandonano gli studi e si ritirano a Cheremule. Brancaleone si dedica freneticamente alla pittura.

Il padre si sposa per la terza volta, nel 1923, con una giovane cheremulese, Maria Antonia Branca, la famiglia quindi si ricompone ed i ragazzi riprendono gli studi.
Brancaleone consegue la licenza liceale a Sassari nel 1926. Al momento di scegliere la facoltà universitaria, chiede al padre un periodo di riflessione. Per un anno si dedica assiduamente alla pittura.
Sollecitato dai familiari, nel 1927 decide di iscriversi alla facoltà di Legge di Sassari. I due anni successivi lo vedono impegnato poco nello studio e molto a frequentare gli ambienti artistici della città, dove stringe amicizia con diversi artisti. Il soggiorno sassarese è movimentato dall’aperta contestazione nei suoi confronti da parte dei GUF, Giovani Universitari Fascisti, che giudicavano provocatori certi suoi atteggiamenti.
Resosi conto dello scarso impegno scolastico, il padre lo richiama all’ordine nel 1929. Brancaleone dichiara apertamente di voler abbracciare la carriera pittorica.
In rotta col padre e deciso a recarsi sulla penisola, nel 1930 fa visita al cugino salvatore Meloni, medico condotto di Siliqua, dal quale ottiene una somma di denaro che gli consente di recarsi a Milano dove resta alcuni mesi ospite dello zio Onorato Cugusi.
Non riesce però ad ottenere un finanziamento, dato il veto posto ai fratelli dal padre.
Parte allora per Roma ospite dello zio Efisio Cugusi, fratello del padre, sposato con Veturia Branca Giua, sorella della madre. La doppia parentela non serve a fargli avere il sospirato finanziamento.
Caparbiamente, nel 1931, prende in affitto una stanza scomoda e disadorna nei pressi della stazione Termini e lavora come cartellonista pubblicitario e poi come figurinista per “La Rinascente” con lo pseudonimo di “Navarra”. Arrotonda gli scarsi guadagni con la vendita di qualche paesaggio e natura morta.

Nel 1933 il fratello Guglielmo sposa Cesira Bachis, una delle figlie del notaio Francesco Bachis e della moglie Teresa, entrambi agiati proprietari terrieri di Siliqua. Dalla cognata Brancaleone ottiene alcuni prestiti.

Malato e indebitato, nell’autunno del 1934 torna dal padre in Sardegna.
Nella primavera del 1935 si reca a Cagliari presso la famiglia del fratello Guglielmo e vi resta ospite diversi mesi. Rimessosi in salute, esegue i ritratti del fratello e della moglie Cesira. Ottiene da lei e dalla sorella Alda un “contratto di finanziamento e produzione dei quadri” che le sorelle sottoscrivono. Brancaleone rientra a Cheremule e inizia con entusiasmo a dipingere a tempo pieno.
Il periodo di finanziamento, che avrebbe dovuto durare 12 mesi, si protrae per circa quattro anni, dal 1936 al 1940. E’ un periodo di continua ricerca, di ripensamenti e di inevitabile distruzione di opere. Brancaleone abbandona i dipinti di piccolo formato per ritratti a grandezza naturale. Anche la sua tecnica si evolve: dalla pittura liscia fin lì usata, passa a quella “a mezza pasta” e poi “a tutta pasta”. Perfeziona anche la tecnica del reticolo. Fra le tante opere iniziate, ne porta a termine solo una decina.

Riparte per Roma nel 1940 ed apre uno studio in via di Villa Ruffo che mantiene per poco meno di un anno. Produce sei opere su finanziamento di Antonello Zintu, (un noto letterato di origine sarde studioso di storia dell’arte), e tre finanziate dallo zio Efisio.

Nel 1941 rientra in Sardegna, ospite delle zie di Tempio Pausania, dove realizza le ultime tre opere fra le quali troviamo il suo capolavoro, il Giovane con l’impermeabile. L’opera viene poi acquistata dalla galleria comunale d’Arte di Milano, nella quale è invitato a partecipare ad una collettiva a tre (insieme a Mario Della Foglia e Luigi Brignoli). Sempre a Milano, in attesa dell’apertura della mostra, predispone una pre-mostra a casa dello zio Onorato, alla quale sono invitate numerose personalità della cultura e dell’arte. In quest’occasione avviene l’incontro con Nella Zoja, l’amica che gli resterà accanto fino alla morte.
Il clima milanese non gli giova. La sua salute già precaria peggiora e viene ricoverato in una clinica dove muore il 3 maggio 1942 all’età di trentanove anni non ancora compiuti. Il 31 dello stesso mese si inaugura la mostra postuma.



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